I MISTERI DI GIOVINAZZO


I riti paraliturgici della settimana santa nelle quattro città della Diocesi si fanno risalire a differenti periodi: le processioni dei misteri di Molfetta e Ruvo sono le più antiche, più tarde sono quelle di Terlizzi e Giovinazzo.
Peculiare è anche la datazione e il valore artistico di ciascuno dei simulacri portati in processione: le statue dei misteri di Molfetta sono ascritte al secolo XVI, quelle di Ruvo sono del 1673, di quelle di Terlizzi le più antiche sono ascritte al XVII secolo, per Giovinazzo solo oggi un atto notarile inedito ci consente di datare e conoscere l’autore delle statue dei misteri.
Il 18 marzo del 1718 la confraternita di S. Maria di Loreto, cui si deve l’iniziativa della processione, commissionò la fattura di sei immagini (Arch. di Stato Bari, piazza di Giovinazzo, sk. 21, prot. a. 1718, f. 38-40).
Dinanzi al notaio Nicola de Adamo «Carlo Giacinto Altieri scultore della città d’Altamura da più anni casato e commorante in questa città di Giovinazzo» dichiarò «come sotto li due del mese di gennaro di questo corrente anno 1718 convenne col reverendo sig. d. Oratio Facchini di questa medesima città di far le cinque statue di legname et una testa della Madonna con le mani, in tutto numero sei cioè un Christo all’orto con l’angelo che comparisce col calce , Christo alla colonna, Christo coronato di spine, Christo al Calvario colla croce in collo, e Cristo morto».
Di queste, l’artista tre le donò per sua personale devozione alla confraternita e perciò il suo priore e l’Altieri «convennero e stabilirono il prezzo di tre statue solamente di docati ottanta e che ne dovea tre perfetionare per questo corrente anno 1718 per servirsene in questo prossimo venerdì santo, e l’altre tre le dovea dare perfettionate per l’anno venturo 1719».
Nel rogito è specificato che Carlo Cintio «dona donationis titulo irrevocabiliter inter vivos a detta confraternità tre di dette sei statue e sono: Christo all’orto, Christo al Calvario, e la Madonna».
Sicuramente più ricercata appare la realizzazione delle statue che furono pagate, ovvero della Flagellazione, dell’Ecce Homo , e del Cristo Morto , per le quali l’Altieri dové impegnarsi maggiormente per la rappresentazione degli elementi anatomici del corpo del Cristo. Le statue donate invece, realizzate in soli quattro mesi, hanno solo volto, mani e piedi in legno, l’Addolorata è infatti un manichino vestito con abiti in raso mentre il Cristo all’orto ed il Cristo con la croce hanno le vesti in tela gessata, tecnica meno dispendiosa non solo dal punto di vista economico.
A memoria della sua donazione l’Altieri chiese che sotto le basi delle tre statue si dovesse «mettere la sequente inscrittione: “ Carolus Altieri sculpsit et puplico cultui donavit. Anno Domni 1718 ”» con la clausola che «togliendosi per qualche incidente, si devono di nuovo rifare l’estesse parole, quale innovazione di detta inscrittione sia tenuto detto Carlo Cintio, suoi heredi e successori, richiedere il priore e fratelli qui pro tempore di essa confraternità a rifare le medesime parole [...] e caso che contravenissero detti priore e fratelli ... possa detto Carlo Cintio, suoi heredi e successori cedere e donare dette tre statue ad altra confraternità a suo arbitrio e che la presente donatione sia nulla».
Anche se attualmente nessuna delle tre statue presenta l’iscrizione dettata dall’Altieri, può supporsi che fu apposto il suo nome sul loro basamento poiché le statue rimasero in possesso della confraternita di S. Maria di Loreto, che poi le alienò quasi tutte dopo una ventina d’anni. La statua dell’ Addolorata , oggi esposta in Cattedrale, e quella del Cristo morto furono acquistate dalla confraternita del Santissimo nel 1742 per 15 ducati e 37 cavalli (Arch. Diocesano Giovinazzo, fondo Arciconfr. Santissimo, s.c., Libro conti 1742/1743).
Nel 1743 fu venduta la statua di Gesù nell’orto all’Universitas di Giovinazzo per 10 ducati (Arch. di Stato Bari, piazza di Giovinazzo, sk. 23 not. F. P. De Musso, prot. a. 1743, ff. 78-81), mentre non è dato sapere quanto ricavò la confraternita di S. Maria di Loreto dalla vendita del Cristo flagellato e dell’Ecce Homo alle confraternite della SS. Trinità e di S. Maria degli Angeli.
Le opere di Carlo Cinzio Altieri tuttora compongono la processione del venerdì santo di Giovinazzo con altre statue di epoche successive. Mastro Carlo Cinzio, definito egregius sculptor nell’atto di morte avvenuta nel 1729 (Archivio Diocesano Giovinazzo, Cattedrale, Morti, V, f. 29), nacque ad Altamura nel 1669 da Adelia Maria Santoro e Filippo Altieri (Archivio Diocesano Altamura, Cattedrale, Battesimi, I, f. 69), noto scultore autore dei Misteri di Ruvo, e si trasferì in Giovinazzo intorno al 1698. Sono andati perduti un crocifisso ed una statua del Salvatore realizzate per la vecchia cappella del Santissimo nella Cattedrale di Giovinazzo ma altre sue opere sono presenti a Molfetta, Palo del Colle, Capurso, Bitonto.
Carlo Cinzio tramandò l’arte scultorea al figlio Antonio Altieri autore delle statue di S. Michele e S. Cristoforo presenti in piazza Costantinopoli in Giovinazzo.

- Testo a cura di Diego De Ceglia, tratto dal settimanale diocesano "Luce e Vita" del 17 marzo 2013.
** Esprimo il mio doveroso e sentito ringraziamento all'amico Diego de Ceglia, già priore della Ven. le Confraternita della SS. Trinità, per avermi fornito materiale fotografico e note sulla Settimana Santa di Giovinazzo.